La libertà di informazione è un principio fondamentale della democrazia. Quando viene disatteso attraverso intimidazioni, violenze o censure, è la libertà stessa delle persone e delle istituzioni a correre seri pericoli. Cosimo Cristina, che alla fine degli anni ’50, per primo, scrive di mafia in Sicilia, e Giuseppe Fava con le sue inchieste sul legame tra imprenditoria, politica e Cosa Nostra, hanno pagato con la vita la loro scelta di parlare liberamente dei problemi che affliggevano il territorio siciliano. Anche oggi molti cronisti del Sud e del Nord d’Italia mostrano lo stesso coraggio non rinunciando a narrare le realtà più scomode. Un unico filo conduttore lega le storie di Lirio Abbate, Arnaldo Capezzuto, Antonio Sisca, Giovanni Tizian, tutti cronisti costretti a vivere sotto scorta: lo spirito di indipendenza e l’impegno civile nel portare avanti il proprio lavoro, anche a costo di estremi sacrifici.
Una storia misteriosa fatta di uomini, di parole e di suoni che sembrano venire da un altro mondo, un mondo arcaico e violento, oscuro e silenzioso. Potrebbe essere la storia di una setta esoterica, fatta di segreti, di regole, di gradi dai nomi suggestivi come “Supremo”, “Santa”o “Vangelo”.