Sin dai suoi inizi, addirittura nel 1919 con la creazione dei Fasci di Combattimento, nei suoi programmi politici Mussolini aveva sempre dato numerosi segnali di un razzismo e di un antisemitismo di fondo. Lo storico attento resta addirittura sorpreso che egli abbia aspettato le tesi “scientifiche” pubblicate sul Manifesto della Razza del 5 agosto del 1938 per confortare istituzionalmente la sua visione politica dell’italiano modello. Sicuramente la pubblicazione del Manifesto è il culmine di questo delirio, che trascinerà la storia degli italiani - di tutti i livelli sociali, va tristemente ricordato - verso pagine di razzismo dolorose da non dimenticare. È anche grazie a queste che dei seimilaottocentosette ebrei italiani deportati ne morirono cinquemilasettecentonovantuno. Per tacer poi degli zingari, degli slavi e di tutti quei “diversi” contro cui gli italiani di quei tempi si scagliarono in tempi e modi diversi con ferocia e zelo insospettabili.